Othello

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OTHELLO
di W. Shakespeare.
Violento, Passionale, Istintivo

Il celebre dramma Shakespeariano, in una nuova audace versione guidata da Silvia Rabiti, in cui le scene di violenza, richieste dal testo stesso, suggeriscono la visione a un pubblico adulto.

Sound di Alessandro Luchi 

La storia di un uomo che troppo amò, con molta poca saggezza.
Un Amore deviato dall’inganno e dalla falsità, impigliato in una rete sottile e fragile,
un’enorme rete di ragno, potente come l’illusione stessa.

Un’arena chiusa, senza vie di fuga.
Nell’arena, le pedine del gioco,  i personaggi.
Tutti, nessuno escluso, possono solo percorrere quella via inevitabile, quella Trama già scritta.
Con loro, la Trama stessa, lì a ricordare a ciascuno che il momento di compiere l’Azione è giunto.
Nell’arena, una mente in confusione, un fiume in piena di pensieri contrastanti, che corrono veloci e poi si calmano, per poi riprendere spediti. Un vortice di polvere che crea incertezza e instabilità.  Una confusione intollerabile, da placare, con ogni mezzo possibile.
L’urgenza di una risoluzione immediata.
La deviazione del pensiero.
Una porta che si apre verso una possibile realtà parallela.
Una confusione sedata dalla creazione di una realtà alternativa, una nuova “verità”, poggiata su fondamenta false e fragili, rese solide dalla necessità di stabilità.
Una confusione intollerabile placata dalla menzogna …
Una menzogna che risiede e attende.
Una falsità che diviene verità.

Eli silvia

In scena, gli opposti. 
Ciascun personaggio cela e mostra le proprie caratteristiche,  sia le predominanti che gli opposti latenti.
Ciascun personaggio racchiude in sé il proprio lato oscuro, l’esatto opposto di ciò che è sano e legittimo mostrare.  Una bilancia in perpetua ricerca di pendere da una parte sola, ma impotente, per volere cosmico.

Due le figure predominanti:
Jago, un abile conoscitore della mente umana e dei suoi meccanismi, un fine psicologo, è colui che “attiva”, permettendo il compiersi delle azioni. Uno psicologo al contrario, la cui cura non serve per ristabilire ordine e guarigione (“I am what I am”- Dio a Mosè sul monte Sinai ), ma per attivare distruzione e caos (“Io non sono colui che sono”- “I am not what I am” – Jago, atto primo scena 1).
Othello, colui che ama e che continuando ad amare uccide.  Colui che, “attivato”, risveglia i demoni che già risiedono in lui.  “Basta un’esile ragnatela…” non serve altro.

Eli silvia3

INTERVISTA ALLA REGISTA

La regista e attrice Silvia Rabiti ha indagato questo celebre dramma shakespeariano, pur rimanendo fedele al testo originale, esaltando il concetto del conflitto interiore che risiede in ciascuno di noi .

Perché “Othello” scritto con “h”?

“Il testo per me è fondamentale, verifico più traduzioni, prediligendo quelle più scarne, meno parafrasate. Ecco perché il titolo fa riferimento all’originale di Shakespeare “Othello”. Ma nell’ originale era seguito anche dal sottotitolo “ il moro di Venezia”,  un “diverso” rispetto al contesto sociale in cui fu scritto. Nella nostra messa in scena, abbiamo omesso tale dicitura. Abbiamo mantenuto alcuni riferimenti contenuti nel testo, ma l’intento non è quello di esaltare un -diverso che compie un atto estremo-”

Dove nasce l’esigenza di portare in scene La tragedia di Otello?

“Per me è un testo rimasto sotto pelle per tanto tempo senza pienamente saperne il motivo.. percependone la bellezza , ma senza comprendere perché mi ispirasse tanto istintivamente. Poi ho capito.
Molteplici i motivi:
Dopo il mio ultimo lavoro,“Dorian”, nel quale ho messo l’accento su  l’uomo e il suo demone interiore, volevo lavorare sul concetto degli opposti che convivono e risiedono in ciascuno di noi.  Credo che in ciascuna persona vi siano alcune caratteristiche manifeste e dominanti, insieme alle loro esatte opposte latenti e nascoste. Quelle espresse sono naturalmente quelle che crediamo ci rendano ben accetti in questo nostro mondo, mentre le loro opposte (negative) non possono essere mostrate. 

Opposto ancora: Othello, un testo “meccanico” , dove il pensiero diventa azione, dove si agisce.. succede.. la gelosia si trasforma in omicidio.. all’opposto dell’altra opera di W.S. da me lavorata, Amleto. Un testo “filosofico” , di non azione.. il momento della risoluzione e della vendetta viene rimandato fino a quando non succede davvero, vissuto come sorpresa nel vedersi compiere un azione. L’alterego di Almeto è però Jago (antagonista di Otello), un distruttore.. non agisce fisicamente, ma con la parola.. che poi.. si trasforma in azione.  Iago attiva i veleni che sono già dentro Othello.

Ispirata anche dall’attualità dei fatti di cronaca?

È evidente che nel testo di Othello si possano trovare parallelismi evidenti con ciò che succede, purtroppo, quotidianamente. Desdemona muore per mano del suo compagno che la crede fedifraga, per gelosia, follia allo stato puro. Othello è inoltre un immigrato, un “diverso”, ed è lui che compie l’atto sanguinario.
Nonostante questo, il nostro Othello non è un lavoro di protesta o simile.
Ho voluto portare in scena mie personali prese di coscienza: la confusione che porta a creare realtà parallele, confusione che attiva nostri demoni, che affiancano e sollecitano le nostre paure. Il nostro stesso organismo si difende come può dalla confusione e dalla paura.
Ho preso coscienza che questo tipo di deviazione, questa Sliding Door, è possibile in ciascuno di noi.
Ciascuno di noi potrebbe essere un potenziale Othello, un deviabile, un attivabile, perché ciascuno ha paure di vario tipo e entità che creano confusioni, demoni che possono scatenarsi per qualsiasi motivo esterno.
Ma ugualmente ciascuno di noi è un potenziale Jago, perché volenti o nolenti, siamo attivatori attraverso parole, azioni e omissioni delle stesse.
Naturalmente non propongo risposte o soluzioni, porto in scena semplicemente uno spettacolo, che inevitabilmente contiene il mio espormi su ciò che penso e sono in questo momento, un pensiero che può essere condiviso o meno. E come tutti, cerco risposte. Ma ho la sensazione sempre più viva in me che non le troverò, almeno fino a quando andrò a cercarle.

Che chiave di lettura è stata scelta per questa nuova produzione?

Vorrei che il pubblico vedesse la rappresentazione di un cervello in confusione, un’arena chiusa con dentro i personaggi impossibilitati a uscire:  il loro destino si crea e si conclude lì dentro. La scena rappresenta simbolicamente questo: La confusione, il conflitto che si crea nella mente. Un destino già scritto. Si vede in scena ciò che è inevitabile e questo  si percepisce dall’inizio alla fine. Un personaggio particolare che abbiamo chiamato “Specchio” mette in moto le persone su ciò che è inevitabile, il destino che non offre scelta.  Una sorta di entità superiore che gli altri personaggi vedono per quello che lo specchio sceglie di farsi vedere. L unico che lo riconosce , ma non lo comprende pienamente, è Iago, perché lo stesso Iago è un Demone. Iago dice: “ I am not what I am”  ecco perché è una sorta di anticristo,  dato che nella Bibbia Dio dice “ I am what I am” . Di fatto, Shakespeare mette in bocca a Iago l’esatto contrario.

Cast A:
Ven.8 – Sab.9,  sab16, Ven. 22  APRILE

Elisa Betti
Diego Marchi
Giulio Meoni
Iacopo Cupelli
Marco Sabatini
Fedora Ginanni
Ilenia Leoncini 

Cast B:
Ven. 15, Sab.22, Ven.29 – Sab.30  APRILE

SIlvia Rabiti
David M. Dei
Giammarco d’Amato
Michele Barni
Alessandro Sanesi
Elisabetta De Angeli
Beatrice Brandigi

Quota di partecipazione 14 euro
Prenotabile da martedì  29 Marzo
INGRESSO dalle 20.45 alle 21.15

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