[ teatro Lo Scantinato]

Ven.22 - Sab.23 - Ven.29- Sab.30 NOVEMBRE
Ven.6 - Sab.7  Ven. 13- Sab.14 DICEMBRE
AMLETO
di William Shakespeare. Regia Silvia Rabiti.

Quota di Partecipazione 14 euro
INGRESSO dalle 20.45 alle 21.15
prenotabile da luned́ 11 novembre


amleto





Amleto, la più celebre e ardua tragedia della storia del teatro. Lo Scantinato si rivela luogo adatto a valorizzare alcune caratteristiche della tragedia: uno spazio chiuso, immerso nel nero, nel quale si agitano le pulsioni oscure dell'anima.
Un Amleto in nero appunto, dove tutti i personaggi sono vestiti con abiti neri dal diverso significato (lutto, ipocrisia, tirannide, falsità, rivolta). Uniche eccezioni sono Ofelia, simbolo di un candore destinato a spengersi, inaccessibile; e la variopinta compagnia di attori che, con la tecnica del teatro nel teatro, mettono in scena (e dunque a nudo) una possibile verità. Tragedia della volontà, tragedia dell'accettazione di un ruolo che l'uomo non può scegliersi, in bilico sul ciglio della morte fin dalle prime battute scandite nel freddo della notte: Amleto è una discesa nell'abisso. In replica dal successo 2008.

La tragedia, verità, contraddizione ed assoluto:
Una scena inabissata nel buio, una notte lugubre soffoca il regno di Danimarca, un regno in lutto fin dal principio del dramma. Il padre assassinato affida una missione ad Amleto, la vendetta che, da subito, si veste in lui di più alti valori . Amleto si sentirà investito, suo malgrado e non senza un dolore profondo (per qualcosa che si è tenuti a fare e che non abbiamo scelto), dell'obbligo di rendere giustizia per l’omicidio del padre, da quale scaturirà una nuova stabilità del suo mondo, un mondo corrotto da un sanguinoso peccato. Tutto ciò comporta rinuncia: rinuncia all’amore, alla procreazione, alla Vita.
Ofelia diviene la possibilità che è d’obbligo scartare, una opzione di vita, l’Essere, che Amleto non può più far sua. L’inizio fin troppo logoro del celebre monologo è così, nella nostra edizione, spaccato in due, per svelarne, con una piccola inversione di scene, un possibile significato nascosto. Scacciando da sé Ofelia, Amleto allontana l’opzione di Vita, l’Essere.
Amleto è tragedia tale che impone la sperimentazione. Lo stesso Scantinato offre la possibilità di far muovere i personaggi in un ambiente ottimale per una messa in scena che tende al simbolico, riuscendo così a far diventare assoluti i luoghi della tragedia. Nella stessa sperimentazione c’è però un’urgenza diversa, che si muove insieme ai personaggi, l’urgenza di restituire verità alle parole dell’autore. Parole che spesso mal celano ciò che racchiudono e che preme per uscire. Un Urlo disperato, sgraziato, profondo, emblema di una richiesta viscerale di risposte, di aiuto, di pace.

Pennellate di grottesco
La tragedia di Amleto non teme l’intrusione del non-tragico. Amleto, per primo, è spesso tragicamente comico. Comico è il Becchino, caricaturale è Osrico. Il lavoro preme talvolta sul pedale del grottesco. Ciò ha mutato in particolare i personaggi di Rosencrantz e Guildenstern, che rappresentano nel teatro shakespeariano un caso singolare. Shakespeare è artista tale che sa dare sfumature inconfondibili anche ai personaggi minori, rendendoli unici: Rosencrantz e Guildenstern, invece, sono di fatto indistinguibili. Shakespeare non li connota se non in un’identità comune. Eccoli quindi simili ad un mostro a due teste, due orrendi siamesi contorti, due serpi che si intrecciano: pronunciano a segmenti la stessa battuta con uno straniante effetto-eco, con un sibilo sinistro.

Costumi: Il nero di ogni anima
I personaggi, non sono in costume storico, hanno un costume simbolico, ciascuno in foggia diversa, sono tutti vestiti di nero, ciascun nero è simbolo e significato. È il nero ascetico di Orazio, giovane introverso e dalla dolorosa consapevolezza, amico di elezione del principe. È il nero nazifascista del Re, che appare vestito come un gerarca golpista. È il nero della regina, di una donna in lutto che tuttavia nasconde (e rivela) una seduzione colpevole. È il nero ipocrita e fariseo di Polonio, il cortigiano intrigante e conformista, a suo agio nel muoversi subdolo dietro le quinte del potere (e dietro una quinta troverà la morte). È il nero luccicante di Laerte, il giovane trendy che parte da corte per godersi la vita e vi torna per perderla. È il nero insignificate (nero come assenza, come vuoto) di Rosencrantz e Guildestern, i due serpenti che nell’oscurità della corte strisciano in perfetto mimetismo, indistinguibili tra loro. Ed è soprattutto il nero di Amleto, principe in lutto, cuore di tenebra, che rinuncia al colore della vita (ovvero dell’amore) per adempiere, con la forza vincolante di un sacerdozio, una missione in nome del padre ucciso. Dopo il drammatico e salvifico colloquio tra il principe e la madre, questa porterà indosso anche il velo nero di un necessario voto di castità.
Uniche eccezioni sono il bianco di Ofelia, un lampo di purezza nel buio, e i mille colori degli Attori. Ofelia, sincera e semplice ai limiti dell’ingenuità, finirà schiacciata dal meccanismo di un gioco segreto che non è in grado di comprendere. Gli Attori (interpretati da un solo, ma multiplo, attore) sono colorati come le compagnie di giro, quasi circensi: laddove la realtà è tenebra, il sogno recitato deve splendere di colore.

INGRESSO  dalle 20.45 alle 21.15
Posti numerati, si consiglia di prenotare.

Prenotazioni e associazioni:
Attenzione per partecipare occorre essere soci (per associarsi potete compilare la domanda di associazione on line www.scantinato.net oppure www.ilgeniodellalampada.it ). E' possibile prenotare a partire dalla data indicata telefonando allo 055-573857 in orario 16.30 - 19.30.