Manifesto spirituale Del Down Theatre
Domenica a pranzo. Rumore di forchette,
parole in libertà, la testa leggera. Una voce tra tante
” Che ci troverete voi nel teatro.!?”
Mi sale improvviso e violento dal fondo dello stomaco
un flusso incoerente di parole spezzate, e immagini a flash,
come tanti frammenti rotti di uno specchio:
La parte. l’attore. in mezzo il profumo pastoso del cerone,
e la patina giallastra sul copione consunto,
trafitto di appunti,
E su tutto il ritmo penetrante di quelle parole,
imparate, scavate, dette, vissute, portate addosso
nella vita e nell’arte, per farle più vere, l’una con l’altra.
E su tutto l’euforia delle prove, l’imbarazzo mai vinto
degli occhi degli altri a scrutare i miei sentimenti,
i limiti eterni che tanto mi inceppano, e tanto mi provocano
ad essere davvero me stessa,
il tuffo al cuore del mettere a nudo paure e passioni,
stanchezze e entusiasmi;
E su tutto ancora le chiacchiere amiche tra il riso e il profondo:
“stai bene. sto bene? Mio marito. e il tuo?
tua moglie? i figli? anche il mio… anche il tuo.
anche tu… anche io.”
Fino a quell’unico e sempre nuovo miracolo,
le luci accese, le quinte immerse in un silenzio sospeso
e magico, la musica sale, il sogno comincia,
e il corpo si scorda di essere un bozzolo e diventa
colore, energia, incanto, anima e voce impastate e potresti
staccarti da terra e gridare che sei finalmente… libera!!!!
Ti sveglia ancora una volta lo scroscio affettuoso di applausi
che tutte le volte sorprendono e inebriano.
avranno capito? avranno sentito? chissà.
Resta segreta la stretta di mano, l’abbraccio del cuore,
la luce negli occhi, ancora una volta da tanti io… un noi,
“Ragazzi.bellissimo. alla prossima”.
Per sempre.
Respiro con calma. Domino il pathos. mi guardo attorno.
I due occhi inespressivi venati di scetticismo al limone attendono risposta.
” Che ci troverete voi nel teatro.!?”
” E’ un simpatico hobby.”
Tutto il resto è silenzio.