I Diari di Adamo ed Eva

di Mark Twain

Adattamento testo e regia Giulia Guastalegname, Elisa Betti, Giulio Meoni

Con Elisa Betti, Giulio Meoni

“Ho quasi un giorno di età ormai, sono nata ieri… credo. E deve per forza essere vero, perché se c’è stato uno ieri l’altro io non c’ero quando è avvenuto. Me ne ricorderei”

Come sono stati i primi giorni di Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden? In questa rappresentazione saranno proprio loro a rivelarcelo, emergendo dalle intime pagine dei loro diari e raccontandoci la scoperta di sé e dell’altro in modo ironico e fiabesco. Li vedremo alla scoperta del mondo che li circonda e dei fenomeni naturali come il sorgere ed il calare della luna o lo scorrere dell’acqua. Assisteremo così alla loro maturazione attraverso l’allontanamento dal protetto paradiso terrestre e l’arrivo sulla sconosciuta terra. Lo spettacolo esplorerà i sentimenti dei due progenitori considerando i loro diversi punti di vista nell’esplorazione del mondo fuori e dentro di loro.

In questo testo, Twain si diverte a creare un mito fiabesco sull’incontro tra il primo uomo e la prima donna, caricati di tutti gli stereotipi di genere moderni. Adamo, rozzo e primitivo, si trova in difficoltà nell’incontro con la “nuova creatura dai capelli lunghi” che contrasta con la sua natura solitaria “non mi piace questa faccenda, non sono abituato alla compagnia”. Eva dall’altra parte cerca di indagare a fondo ogni nuovo sentimento o scoperta, facendosi portatrice di una visione romantica del mondo, che però analizza con fare scientifico…

Nonostante tutte le loro diversità, attraverso la conoscenza, i due impareranno ad amarsi e a non poter più fare a meno l’una dell’altro. Diventeranno “grandi” insieme, arrivando infine a benedire il momento della caduta: “benedetto sia il frutto che ci mise insieme e a me insegnò la bontà del suo cuore e la dolcezza del suo spirito”

Il testo
Destinato inizialmente ad essere un volume di promozione turistica per le Cascate del Niagara, “Il Diario di Adamo ed Eva” raccoglie alcuni brevi racconti dello scrittore Mark Twain(1835-1910). I primi testi furono pubblicati nel 1906, poco più di quarant’anni dopo la pubblicazione del rivoluzionario “L’origine delle specie” di Darwin (1859). I due primi esseri umani rappresentano le due principali teorie che si sono da sempre scontrate riguardo all’origine dell’universo. Adamo incarna la teoria creazionista, egli infatti non si domanda come possano essersi originate le cose, gli animali e nemmeno come possa esistere lui stesso, sa solo che c’è un Signore del giardino che ha creato tutto, e questo gli basta. Eva rappresenta invece tutti i valori del darwinismo: sempre alla ricerca di risposte alle tante domande che si pone, affronta la vita con metodo scientifico, facendo esperimenti per comprendere ogni cosa con cui entra in contatto; in tal senso vedremo infatti come il suo linguaggio sia spesso una vera e propria parodia del metodo scientifico sperimentale.
La raccolta di Twain prevede una struttura drammaturgica tale per cui ogni racconto è reso indipendente dagli altri: come gli altri racconti minori quindi anche i due diari (rispettivamente “Il diario di Adamo” e “Il diario di Eva”)  nascono come testi separati. Tuttavia per quanto indipendenti, leggendoli, si può comunque notare una relazione tra i due. L’adattamento che proponiamo prevede quindi una selezione di alcuni passaggi in cui si rende evidente questo legame: a volte infatti gli stessi episodi vengono raccontati da un punto di vista diverso, (soggettivo rispetto al personaggio), altre volte capita che un fatto raccontato da uno dei due si relazioni con uno riportato nel Diario dell’altro ammettendo un legame “causa-effetto”. Proprio in relazione a questo rapporto quindi, abbiamo voluto raccontare le loro vicende alternandole, in modo da renderle più fruibili per il pubblico.  Infatti, solo alternando figuratamente la lettura di entrambi i diari, la favola potrà compiersi nella sua forma più completa.

Note di Regia

 Approcciarsi ad un testo come quello di Twain significa rispondere in primo luogo alla lettura di un cammino universale, di un percorso di crescita che parte da una riflessione prima di tutto identitaria.

Il primo uomo e la prima donna scoprono la vita, acquisiscono progressivamente una consapevolezza sempre maggiore della propria persona arrivando poi ad una scelta.

La traccia che emerge dallo sviluppo drammaturgico è allora ben precisa: il riconoscimento (la presa di coscienza si sé e dell’altro) diventa presto conoscenza, rendendo così possibile il rifiuto di uno spazio paradisiaco come quello dell’Eden e la conseguente caduta dei due sulla Terra.

Ma se nella Genesi la caduta è cedimento (dovuto quindi all’incoscienza di un atto, il noto “peccato originale”) nel testo di Twain emerge una lettura decisamente più positivista (nonché poi anche positiva).

Vedremo infatti come le contraddittorietà dello spazio terrestre porteranno i due a ricercarsi per far fronte alle minacce esterne, conducendoli così ad una riscoperta dell’altro in nome di un valore aggiunto: quello dell’incontro. Assisteremo così ad un ultimo passaggio: la conoscenza diventerà quindi riconoscenza, quella di due esseri umani che troveranno nella condivisione delle proprie fragilità e nella reciproca cura di esse il vero senso della vita.

A partire dalle note ironiche e leggere del testo (che identificano perfettamente il carattere comico della drammaturgia stessa), lo sviluppo registico segue perlopiù un andamento fresco e dinamico: i toni leggeri vengono quindi mantenuti per una resa decisamente allegra e fiabesca. I livelli su cui ci siamo focalizzati nel lavoro di regia sono principalmente tre: lo spazio dell’Eden, quello della terra e quello più astratto della vecchiaia. Se i primi due livelli rispondono ad un normale meccanismo diegetico e ci raccontano da una parte la scoperta, la sorpresa e la sperimentazione dei due nell’Eden e dall’altra la vergogna, la fragilità umana e l’amore che scoprono sulla terra; il terzo ed ultimo livello esula da questi rendendosi così extradiegetico e collocandosi in un arco temporale futuro ai fatti esposti, ovvero quello della vecchiaia. In questo spazio si ammette così una distanza dei protagonisti dai fatti, che permette loro di raccontarsi anche con una consapevolezza diversa.

Scenografia Corso Tarantino
Foto e Artwork Sergio Tamborrino
Tecnici luci e musiche Alice Capozza, David Contri

quota di partecipazione 10 euro