ultimo allestimento Marzo – Aprile 2017
di Dante Alighieri
Regia di M. Maurizia Ronchi
Musiche originali di Alessandro Luchi
Collabora alla regia David M.Dei
Il poema dantesco riportato in commedia graffiante
Il bassorilievo parlante della porta infernale, I dannati chiusi nelle fiamme dell’ottava bolgia, la selva vivente dei suicidi, i traditori intrappolati nel ghiaccio eterno… Tutto si plasma e si trasforma davanti al pubblico che vivrà un vero e proprio viaggio evocativo e forte al tempo stesso. Una successione di coreografie viventi, scene corali e drammi individuali: le orde di demoni e di peccatori, fra i quali Francesca da Rimini, Farinata e Cavalcante, Ulisse, il Conte Ugolino, Pier delle Vigne. La musica è potente, la recitazione coinvolgente.
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Portato in scena dal Down Theatre per la prima volta nel 2001, replicato nel 2005, nel 2006 e nel 2011, per il grande successo viene riproposto in una versione ancora più incisiva ed al tempo stesso raffinata.
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Lo SCANTINATO viene trasformato in un’arena, nella quale, fedelmente al testo dantesco, l’inferno si plasma di fronte ai nostri occhi. Il poema è riportato a essere una “commedia”, un’opera drammatica con battute e personaggi: si recupera così una fruizione antichissima del testo, che a Firenze nel Trecento veniva letto e recitato in forma pubblica (le Lecturae Dantis), nelle chiese e nelle piazze.
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Note di regia:
La Ronchi ha scelto di mettere in scena i canti più noti, ma anche episodi meno conosciuti della Cantica. La sfida è stata duplice, negli episodi più conosciuti si trattava di trovare un sapore nuovo a ciò che per secoli si era già sentito pronunciare migliaia di volte. Pensiamo a frasi come “fatti non foste a viver come bruti”, “Amor ch’a nullo amato amar perdona”, “Lasciate ogni speranza o voi che entrate”, come dare nuova vita, a ciò che vive da secoli? Dall’altra parte la regia ha scelto di rappresentare anche alcuni episodi meno conosciuti, situazioni grottesche, che racchiudono ugualmente una forte drammaticità, pensiamo all’episodio dei Simoniaci, che si trovano tutti con i piedi in aria, oppure all’incontro con Bocca degli Abati, al quale Dante da un sonoro calcio, scene rischiosissime, che la Ronchi tratta con sicurezza e originalità, consapevole della bravura dei suoi attori e delle sue capacità di regia, con un risultato che sovente lascia profondamente colpiti.
Scenografia vivente:
Di grande effetto è la scenografia umana che continuamente si trasforma di fronte al pubblico ricreando le ambientazioni infernali. La porta infernale è resa dai corpi degli attori trasformati in bassorilievi parlanti. Suggestiva e inquietante, la selva dei suicidi è resa come una autentica foresta vivente, dove coloro che si sono privati della vita vengono privati delle loro stesse sembianze umane, ridotti in forma di arbusti o tronchi. Vedremo i dannati chiusi nelle fiamme dell’ottava bolgia, e i traditori del nono cerchio completamente irrigiditi nel ghiaccio eterno. Rispetto ai precedenti allestimenti, questa messa in scena pone maggiore attenzione ai significati simbolici della narrazione dantesca. In particolare, acquistano molto rilievo le dinamiche che mostrano le pene dei dannati: condanne diverse, tensioni diverse che vivono e si manifestano nei loro corpi. Una sfida per gli attori che, come scenografia vivente, sono chiamati a rappresentare plasticamente i tormenti dell’anima.
Il lavoro con gli attori:
La regia ha utilizzato anche la tecnica del body-contact. Una tecnica, che prevede il contatto dei corpi in una mutevole relazione trasformazione. Con questa arte la regia ha reso il girone dei lussuriosi, i ladri trasformati in serpenti e la porta infernale come bassorilievo vivente.
Il suono:
Le visioni infernali generate dai corpi dei dannati, i suoni emessi dalle loro anime, i pensieri che si sommano al loro dolore, scorrono con diverse intensità generando il ritmo coinvolgente di un’avventura verso l’ignoto. Particolarmente significativa è anche la colonna sonora originale di Alessandro Luchi (compositore fiorentino che da sempre collabora con il Down Theatre). Essa comprende brani in stile medievale e rinascimentale, brani moderni e aggressivi, e un accurato studio di sonorità richiesto dalle caratteristiche dello spettacolo; per ottenere le sonorità che la regia richiedeva alcuni strumenti sono stati ideati e realizzati appositamente.
La volontà di interpretare i personaggi non solo nell’eternità della pena, ma anche nella loro realtà storica, ha suggerito di inserire, nella trama del canto V, un flash-back che spiega le vicende terrene di Paolo e Francesca, tratto direttamente dai commenti trecenteschi dell’Anonimo fiorentino e del Buti.
La Sfida:
La sfida che Maurizia Ronchi ha raccolto è quella di rendere l’Inferno “reale”, cioè ricco di tutte le suggestioni che i nostri sensi sono capaci di cogliere, facendo “vivere” il viaggio dantesco agli spettatori che si ritrovano nella “voragine infernale” per poi uscire “a riveder le stelle”. La “messa in scena” offre una percezione completa. Si genera una sorta di “osmosi” emotiva. Il pubblico recinge lo spazio scenico, ma allo stesso tempo “dialoga” con esso e con i personaggi che vivono nell’Inferno. Ogni vicenda si plasma dalla moltitudine dei dannati , ogni personaggio emerge dal groviglio dei peccatori ed in esso rientra, incarnando l’ansia di ricerca e la perdita di ogni speranza. Un’anima che si muove verso il dolore e verso la speranza, ecco Dante, ecco i dannati, ecco forse noi spettatori.
I canti messi in scena:
CANTO 1: Le tre fiere Dante, smarrito di notte nella selva oscura, giunge sul mattino ai piedi di un colle, illuminato dal sole. Tre fiere impediscono il suo cammino e lo respingono verso la selva, nella valle. Virgilio gli appare e lo invita a compiere l’itinerario spirituale della salvezza attraversando l’oltretomba.
CANTO 3: La Porta e Caronte. I poeti varcano la porta dell’inferno, al sommo della quale è la scritta che immette nella realtà della pena eterna e della giustizia divina. La porta infernale è resa dai corpi degli attori trasformati in bassorilievi viventi. Arrivano alla riva dell’Acheronte dove Caronte traghetta le anime dannate.
CANTO 5: Minosse; Paolo e Francesca da Rimini. Minosse scaglia le anime nel luogo dove dovranno scontare la pena. I poeti scesi nel secondo cerchio incontrano i lussuriosi, agitati da una bufera perpetua. Dante ascolta Francesca da Rimini, dannata insieme a Paolo Malatesta. La volontà di interpretare i personaggi, non solo nell’eternità della pena, ma anche nella loro realtà storica, ha suggerito di inserire un flash-back: un giullare, con parole di autentici commentatori trecenteschi, spiega le vicende terrene di Paolo e Francesca.
CANTO 7: Pluto; gli Avari e i Prodighi. Pluto è custode del quarto cerchio, dove sono puniti insieme, in due schiere fra loro cozzanti, avari ed prodighi. Gli Avari si tengono stretti ai loro averi, mentre ai Prodighi con loro disperazione, tutto sfugge, comprese le loro membra. Essi continuano a vagare in eterno scontrandosi vicendevolmente.
CANTO 9. La palude Stigia; le Erinni. Alla paura di Dante risponde Virgilio, assicurandolo di aver già fatto quel viaggio. Appaiono intanto, minacciose tre mostruose figure sulle mura della città di Dite: le Erinni. Le loro grida danno voce alla furia infernale
CANTO 10: Farinata e gli Eresiarchi. Camminando fra le bare con i corpi immobili degli eretici del sesto cerchio i poeti incontrano Farinata degli Uberti e Cavalcante dei Cavalcanti. In un concitato colloquio Dante apprende da Farinata il suo futuro esilio e come i dannati conoscano il presente ed il futuro.
CANTO 13: La Selva dei suicidi e Pier della Vigna. Nel secondo girone del settimo cerchio, i poeti entrano nell’orrida selva dove sono puniti i violenti contro se stessi: nella persona (i suicidi) e nelle cose (gli scialacquatori). Tra i suicidi incontrano Pier della Vigna, tra gli scialacquatori Lano da Siena e Jacopo da S.Andrea. Suggestiva e inquietante, la selva dei suicidi è resa come una autentica foresta vivente, dove coloro che si sono privati della vita vengono privati delle loro stesse sembianze umane, ridotti in forma di arbusti o tronchi.
CANTO 19: I Simoniaci. Nella terza bolgia del cerchio ottavo i poeti trovano i simoniaci, conficcati e capovolti entro buche. Di loro si scorgono le gambe tremanti come fiammelle. La scelta registica di rappresentazione della pena volutamente sfiora il “grottesco”, per svelarne l’intrinseca terribile drammaticità. Qui ascoltano la profezia della dannazione di Bonifacio VIII . Segue la celebre invettiva di Dante contro i papi simoniaci.
CANTO 21: i Diavoli. Nella quinta bolgia del cerchio ottavo compaiono i barattieri. I dannati si trasformano in un magma infernale; chiunque tenti di emergere viene rituffato nella pece, dagli artigli dei diavoli. Un anziano di Lucca giunge in quel momento e viene beffato e dilaniato. I demoni minacciano i poeti, e Malacoda tende una insidia.
CANTO 24: i ladri, Vanni Fucci I poeti salgono faticosamente sull’argine settimo, dove nella bolgia, piena di serpi, corrono i ladri. Nello spazio scenico, i dannati strisciano e si contorcono come serpenti aggrovogliati. Tra i dannati c’è Vanni Fucci, che confessa il furto sacrilego del tesoro della sagrestia di S. Jacopo in Pistoia. I poeti assistono all’attacco dei serpenti che avvolgono il corpo di Vanni Fucci fino a farlo scomparire nella bolgia.
CANTO 26: Ulisse. I poeti passano all’ottava bolgia, ancora del cerchio ottavo, dove sono arsi i consiglieri fraudolenti, e incontrano Ulisse che, per desiderio di Dante, narra l’ultima sua navigazione, oltre le colonne d’Ercole, in cui con i suoi compagni incontrò la morte.
CANTO 32: Bocca degli Abati. I traditori sono puniti nella ghiaccia di Cocito. Nella prima zona, detta Caina, si trovano i traditori dei propri parenti. Nella seconda zona, detta Antenora, i traditori politici, tra cui Bocca degli Abati, che ha tradito Firenze, provocando un’atroce sconfitta in battaglia. La ghiaccia invade lo spazio, paralizza i dannati cristallizzandoli, ricoprendo e nascondendo i loro corpi con la sua superficie frastagliata
CANTO 33 : Il Conte Ugolino. Nella seconda zona del nono cerchio, tra i traditori politici, stanno l’arcivescovo Ruggeri e il conte Ugolino. Questi, sospendendo il suo rabbioso pasto, narra la tragica storia della sua fine e di quella dei suoi figli nella torre dei Gualandi.
CANTO 34: La salita fino a riveder le stelle. I poeti salgono lungo i fianchi di Lucifero, oltrepassano il centro della terra e della gravità e, per uno stretto passaggio sotterraneo, giungono all’esterno nell’emisfero antartico. Il viaggio di Dante nell’inferno si conclude con la purificazione da tutti i peccati attraverso i quali il poeta è transitato con dolore. A Dante e a tutti coloro che hanno ascoltato il suo racconto, divenuti suoi compagni di viaggio, viene ora offerta la speranza della salvezza.
Personaggi e Interpreti
Dante: Alessio Melani, Marco Sabatini
Virgilio: Giulio Meoni, Tommaso Parenti
Caronte: Fabio Tosi, Diego Marchi
Minosse: : Francesco Acuti, Marco Bastianelli
Pier della Vigna: David Contri, Nicola De Rosa
Farinata: Carlo Manao, Lapo Bacci
Cavalcante: Francesco Acuti, Martin Gammuto
Papa dell’Orsa: Tommaso Puggelli, Martin Gammuto
Vanni Fucci: Iacopo Cupelli, Martino Pozzi
Ulisse: Marco Bastianelli, Luca Tanteri
Ugolino: Carlo Manao, Lapo Bacci
Bocca d. Abati: Fabio Tosi, Diego Marchi
Francesca da Rimini: Benedetta Niccolai, Chiara Barcaroli
Dante Auctor e Fiera: Marcella Soldani Benzi, Elisa Missaggia
Dante Auctor, Alichino e Erinni: Silvia Lombardi, Diletta Magherini
Dante Auctor e Erinni: Laura Bassini, Sara Breschi
Dante Auctor, Fiera e Erinni: Daniela Casano, Giulia Cupelli.
La compagnia come sempre recita con doppio cast con il seguente calendario
cast A: Venerdì 17, sabato 18, sabato 25, venerdì 31 Marzo
Alessio Melani, Giulio Meoni, Luca Tanteri, Carlo Manao, Benedetta Niccolai, Fabio Tosi, Iacopo Cupelli, David Contri, Marcella Soldani Benzi, Silvia Lombardi, Laura Bassini, Daniela Casano, Tommaso Puggelli, Francesco Acuti.
cast B: Venerdì 24 Marzo, sabato 1, venerdì 7, sabato 8 Aprile
Marco Sabatini, Tommaso Parenti, Marco Bastianelli, Lapo Bacci, Chiara Barcaroli, Diego Marchi, Martino Pozzi, Nicola De Rosa, Elisa Missaggia, Diletta Magherini, Sara Breschi, Martin Gammuto, Giulia Cupelli
Luci: Stefano Naldoni, Andrea iodice
Audio: Marco Bruni, Marco Bernabò